lunedì 25 luglio 2022

Primo anniversario della mostra di Marin Držić


Questo articolo si trova anche   QUI


Che Dio ci salvi dall'eroismo serbo e dalla cultura croata”

(Miroslav Krleža)


Mostra Marino Darsa NON piaciuta perchè è falso dire che Darsa era croato . Bisognerebbe chiamare Knut Flovik Thoresen che ha bloccato una mostra croata falsa in Norvegia






PIU' DI 800 COMMENTI NEGATIVA CONTRO LA MOSTRA

Ugresic vs Pambianchi

MARINO DARSA ERA UN DALMATA DI ORIGINE SERBA

E DOPO LE AMEBE VENNERO I CROATI

IL DALMATA

LA PINACOTECA DI BRERA E' STATA MAL CONSIGLIATA

NOI INNAMORATI DI CRISTIANO PAMBIANCHI

Il sig. Cristiano Pambianchi è diventato.. aimè.. lo sponsor della cultura serba

Più di 800 commenti contro la mostra alla Pinacoteca di Brera






A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 












La città di Dubrovnik, nell'odierna Croazia, con insediamenti vicini, contava 11.177 abitanti secondo il censimento del 1890. La quota più grande era composta da cattolici - 10.327, 546 ortodossi, 221 cristiani evangelici, 79 ebrei, due maomettani, un Uniato e un residente senza affiliazione religiosa.
Alla domanda che lingua parlano in casa, 9.713 persone hanno dichiarato che era serbo, 716 italiano, 384 ungherese, 285 tedesco, 52 ceco, 19 sloveno, 6 polacco e 2 russo.
La rivista "Dubrovnik" è stata stampata in latino, in serbo e trattava di letteratura, storia, cultura e politica ed è stata curata da Antun Fabris (1864-1904), un serbo cattolico di Dubrovnik.







Vuk Karadzic ha dimostrato che l'idioma "stocavo" era parlato solo dai serbi 

La menzione del 1867 si riferisce all'anno di accettazione ufficiale dell'ortografia di Vuk Karadžić, che può portare alla potenziale negazione dell'identità croata di numerosi scrittori, perché secondo l'equazione di Vuk, tutti gli Štokavci sono serbi - ha riferito il Ministero. tutti i serbi Štokavci - segnalati dal Ministero.

I croati non digeriscono la legge sul patrimonio culturale serbo.. camomilla croati.. a dosi massicce ! 





Tutto ben spiegato QUI


 Per chi si fosse perso la mostra l'anno scorso c'è il video con il sig. Cristiano Pambianchi (da sempre amico di Balkan crew) che ringraziamo per il suo impegno.




Per migliorare la pochissima cultura dei Balcani che ha il sig Cristiano Pambianchi, consigliamo IN DIFESA DELLA JUGOSLAVIA giunto alla seconda edizione.

Recentemente è stato ripubblicato il libro della casa editrice Zambon curato da Jugocoord che racconta minuziosamente il ‘processo’ contro il leader jugoslavo, il tentativo è quello di affermare la verità storica su quello che successe non solo a Milošević ma all’intero popolo jugoslavo. Il libro si apre con un contributo di Domenico Losurdo scritto nel 2005 quando uscì la prima edizione dell’opera, in queste poche pagine viene riaffermata la natura delle guerre coloniali, intrise di una profonda matrice razzista. È superfluo ricordare che il barbaro attacco contro l’Unione Sovietica da parte della Germania nazista aveva come scopo la conquista del lebensraum (lo spazio vitale tedesco) che si ispirava, come scritto da Adolf Hitler nel ‘mein kampf’, alla conquista dell’Ovest avvenuta nel continente nordamericano attraverso il genocidio dei nativi americani. Non è casuale che Losurdo a proposito del ‘tribunale’ dell’Aja faccia riferimento ai ‘processi’ del Ku Klux Klan che tra Ottocento e Novecento decretavano il linciaggio ed il rogo degli afroamericani.





Qui trovate il video del croato che mette tutti d'accordo come al bel tempo della Jugo




Parlava stokavo, quindi serbo e allora non c'erano i nazionalisti guerrafondai di ora. Maggiori informazioni su Marin Držić

A Dubrovinik ancora oggi si sentono dalmati e non croati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo di strada. La Dubrovacka republika non è mai esistita se non sulla bocca di qualche persona poco istruita che non sapeva dire Repubblica di Ragusa. I croati giocano sull'ignoranza delle persone, ma fortunatamente internet ci funziona ancora 








Se gentilmente potrebbe rallentare.. passiamo la vita a correggere gli sbagli suoi!





Originariamente serbi e croati erano un solo popolo 













Non è che se a Cattaro (Kotor, Montenegro) ci sono dei cattolici sono automaticamente croati! Basta aprire un libro con una cartina geografica! Forza ignoranti.. studiate! 










Naturalmente per alcuni croati e pseudo croati che pensano che siamo tutti deficienti, la "Repubblica di Ragusa" diventa improvvisamente la "Repubblica di Dubrovnik"!!!!! Poracci.. fan perfin pena 





Marin Drzic è conosciuto come lo Shakespeare di Ragusa ed è falso chiamarlo Shakespeare croato





MARIN DRZIC ERA UNA DALMATA FIGLIO DI SERBI
Marin Držić nacque a Dubrovnik probabilmente nel 1508. nella casa paterna vicino al Palazzo del rettore come il figlio minore nella famiglia di commercianti plebei originaria di Cattaro che nel XIV. secolo aveva perso il titolo nobiliare avendo prolungato l`albero di famiglia da parte di un figlio illegittimo. La madre Anukla discende dalla distinta famiglia borghese di Kotruljević.










La mostra alla Pinacoteca di Brera "Marino Darsa lo Shakespeare croato" è fortemente falsa per i seguenti motivi
Marino Darsa è nato a Ragusa, nella Repubblica di Ragusa quando la Croazia stava a 400 km più su 
Era di origine serba di Kotor (Montenegro)
Parlava stokavo ovvero l'idioma parlato solo dai serbi, tant'è che Tudman ha cambiato la lingua croata proprio per differenziarsi dai serbi 
Gli organizzatori hanno ignorato la legge sul patrimonio culturale serbo anche se ne erano a conoscenza 





E' vietato ai croati rubare la cultura dalmata

Ecco perchè i croati son bugiardi

Gli ustascia croati distruggono Milano

Con la legge sui beni del patrimonio culturale serbo son finiti i furti

La legge sul patrimonio culturale serbo ha messo fine ai furti croati.L’Accademia delle Scienze Serba ha pubblicato il libro dei grandi serbi in cui ha inserito Marino Darsa/Marin Drzic di Ragusa/Dubrovnik.

PINACOTECA DI BRERA





Una volta falsificati, ovvero croatizzati, nome e cognome di uno scrittore, di un pittore, di un musicista che nacque o visse sul territorio che oggi fa parte della Croazia, la sua opera diventa automaticamente croata. 

GIACOMO SCOTTI – LINEAMENTI DI UN GENOCIDIO CULTURALE

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. F



                                                           LA VITTORIA DI PIRRO DELLA CROAZIA




A Dubrovnik si parlava serbo, non croato














E' da capire se abbiamo tradotto male, ma a dir la verità ci sembra di aver tradotto bene, cio' che dice l'amico croato del sig. Cristiano Pambianchi. Il Sig. Niksa Matic afferma che il busto di Ivan Rendic' nato nell'Isola di Brac' in Dalmazia si trova a Dubrovnik .. ma secondo lui dove si dovrebbe trovare? Chiediamo per un amico. Non si trova a Belgrado perchè Ragusa era una repubblica, ma tanto meno si trova a Zagabria caro sig. Matic'. La Croazia puo' conquistare tutti i territori che vuole ma non puo' cancellare le culture precedenti, tant'è che a Dubrovnik su ogni angolo c'è una scritta contro Zagabria perchè ancora oggi si sentono dalmati. Sul sito del sig.Matic' c'è scritto che Darsa era di origine serba 




Maggiori informazioni QUI



Ho scritto altre volte e lo ripeto qui: la Croazia ha grandi croati, uomini e donne, di cui vantarsi, che meritano di essere celebrati in tutti i campi, compresa l’arte e la letteratura; non ha perciò bisogno di rubarli ad altri popoli. Temo però che i ciechi nazionalisti non cesseranno mai di rubacchiare per ornarsi delle penne altrui."
firmato: Giacomo Scotti
(da.linkiesta.it del /2011/05/01)








Non c'è un ignorante più ignorante di chi dice che la Serbia non ha cultura 




I croati e gli pseudo croati di Milano faticano a ricordare il comandamento NON RUBARE. Lo dicono tutti, ma in particolar modo lo dice Marco Tarquinio, lunedì 21 marzo 2016, rispondendo alle giustissime rimostranze di Antonio Ballarin. Si vede che questi signori finchè non prendono una denuncia non capiscono. - Posso parlare solo per me e per i miei colleghi, caro dottor Ballarin, ma di un dovere che non è solo mio e nostro: gli errori, quando ci sono, vanno sempre corretti. Affermare quel che è stato affermato in quel dispaccio di agenzia sull’italiano Ruggero Boscovich «croato» è stato un errore serio e grave. Che getta sale su una ferita che bisognerebbe invece curare e chiudere. E la verità è la prima medicina.








Siamo grati al Direttore di «Avvenire» per avere colto e approfondito le precisazioni che la Federazione degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati – tramite il suo presidente, Antonio Ballarin – ha espresso circa l’inaugurazione del milanese monumento a Ruggiero Boscovich, esaltato come scienziato croato da parte delle fonti giornalistiche che hanno recepito in modo acritico il comunicato ufficiale dell’iniziativa. Non è questo che l’ultimo tentativo di piegare la storia al nazionalismo.




Si ringrazia la comunità giuliano dalmata per aver cercato di far ragionare in tutti i modi i croati e gli pseudo croati di Milano 






Si legge meglio QUI




I croati e gli pseudo croati di Milano erano stati avvisati di non rubare le culture altrui, ma sembra che da quell'orecchio non ci sentano 









A meno di chiarimenti scritti, sembra che il sig. Cristiano Pambianchi non riconosca o non voglia riconoscere che la "Repubblica di Ragusa" e la "Croazia" erano due regni diversi e distanti tra loro e che il censimento ha dimostrato che non vi era un solo croato in Ragusa, attuale Dubrovnik che era, invece, una città serba, popolata in maggior parte da serbi e italiani 












E' assurdo parlare di nazionalità prima che nascessero gli stati nazione come li intendiamo ora. Una volta c'erano i regni e la nazionalità era intesa come stirpe, discendenza. Dato che Marino Darsa era figlio di padre serbo anche perchè a Ragusa non vi era un solo croato, mentono sapendo di mentire i croati che si sono appropriati della cultura dalmata 






L’equivoco di Dubrovnik nasce dal fatto che fino al 1500 circa si parlava il Dalmatico, lingua neolatina a cavallo tra Italiano e Romeno. La slavizzazione popolare avviene tra il 1400 e il 1550. Ma come lo stesso Boscovich afferma, la lingua popolare di Dubrovnik era “Slavico”, non Croato, un dialetto molto simile a quello di Erzegovina lingua letteraria di tutti i Croati fino al 1992, ma il dialetto di Dubrovnik veniva parlato da tutti anche dai Serbi e dai Mussulmani a ovest del fiume Drina, quindi non poteva essere definito Croato. Peraltro, il dolce idioma di Erzegovina era quello ferocemente odiato da Tudman






Poniamo anche il caso che la famiglia di Marin Drzic' fosse bilingue e conosciuta con entrambe le varianti grafiche del nome, rimane sempre serbo, nato vicino alla Serbia e lontano dal Regno di  Croazia in cui non c'è mai stato 








Ragusa distava 400 km dalla Croazia, non centrava una cippa lippa!
























Marino Darsa ha sempre composto nella lingua slava di Ragusa. Che poi questa lingua contenesse parecchi vocaboli italiani (per lo più veneti e toscani) non deve stupire, vista l'influenza dell'italiano nel mondo politico, economico e artistico dell'area adriatica e in tutto il Mediterraneo. Peraltro, stando agli studi più seri degli ultimi anni, la scarsa notorietà del Darsa in ambito europeo (e finanche italiano) è proprio dovuta al suo voler scrivere nella lingua del popolo, mentre è risaputo che le classi più abbienti della Dalmazia e della stessa Ragusa si esprimevano pubblicamente o scrivevano prevalentemente in italiano o in latino.










Marino Darsa - come tutti i ragusei dotati di una certa cultura - fu perfettamente bilingue: parlava e scriveva sia in italiano che nel dialetto štokavo di Ragusa, da lui utilizzato in modo assolutamente prevalente nelle sue opere. Ma il suo tipico stile già accennato di sovrapposizione di vari registri linguistici a seconda della classe sociale e la diversa ambientazione delle sue commedie - da Ragusa a Cattaro a Roma - gli fecero utilizzare anche delle espressioni in latino, in italiano e finanche in tedesco.






Giovanni Francesco Gondola (in croato: Djivo, Gjivo, Đivo o Ivan Gundulić; in serbo: Џиво?, traslitterato: Dživo o Иван Гундулић/Ivan Gundulić; Ragusa di Dalmazia, 8 gennaio 1588 – Ragusa di Dalmazia, 1638) è stato uno scrittore e poeta dalmata, cittadino della Repubblica di Ragusa. Ha scritto le sue opere utilizzando principalmente il dialetto štokavo. Le opere erano in gran parte traduzioni dei classici italiani e latini[1].















Il libro serbo che ha turbato il parlamento croato



Nel parlamento croato, il libro del prof. "Storia della letteratura di Dubrovnik" del Dr. Zlate Bojović, pubblicata dalla "Associazione letteraria serba", in cui, come affermato, la letteratura di Dubrovnik e i suoi scrittori Držić, Gundulić e altri sono dichiarati serbi.

La scorsa settimana, il deputato Frano Matušić ha chiesto al primo ministro Zoran Milanović di dichiarare se avesse letto questo lavoro e se avesse reagito alle "aspirazioni imperialiste dello scienziato serbo" durante la riunione del governo. Le registrazioni del parlamento croato, insieme alle dichiarazioni degli scienziati croati, sono state trasmesse nel programma "Mezz'ora di cultura", l'altro ieri sera nel primo programma della radio e televisione croata.

Lo storico letterario, giornalista, presidente di lunga data del PEN croato Slobodan Prosperov Novak ha etichettato questo libro come ridicolo e molto pericoloso, perché, come ha detto, "appare come un tentativo irredentista e imperialista di prendere non solo l'eredità di qualcun altro, ma anche qualcuno territorio di qualcun altro." .

Nel già citato spettacolo HRT, è stato anche sottolineato che questo libro del professor Bojović "ha ricevuto un trattamento di prima classe non solo culturale, ma anche politico in Serbia, dato che è stato presentato nel Dnevnik centrale".

Tuttavia, l'editore "Srpska književna zadruga" non ha ancora presentato questo lavoro nell'ambito dei suoi regolari incontri con i giornalisti.

L'articolo prosegue dicendo che i croati sono destabilizzati dalla realtà che attesta l'idioma "stokavo" come esclusivamente serbo

Poracci.. coda di paglia.. gande pena 




LA LETTERATURA DI DUBROVNIK È UN PATRIMONIO COMUNE: Il Ministero della Cultura serba ha risposto alle accuse della Croazia








La Serbia non si arrende: la nuova legge riconosce nuovamente le opere di Držić e Gundulić







Forte risposta serba alle critiche croate alla legge sul patrimonio culturale serbo.


La Serbia ricorda che due anni fa, anche il drammaturgo di livello mondiale Marin Držić ha ottenuto il suo libro nella biblioteca "Dieci secoli di letteratura serba", aggiungendo che i media serbi hanno accolto con favore l'uscita del libro di Držić con le parole trionfanti "completa Držić finalmente in cirillico ". E pochi anni prima del suo, anche il poeta rinascimentale Ivan Gundulić ha ricevuto un'edizione nella stessa "biblioteca dai colori fortemente nazionali".





Non toglierà nulla perchè dovrebbe rimuovere tutto 




Abbiamo poi scoperto che non è tanto semplice correggere perchè non è un sito bensì un libro!
Ma queste cose assurde possono averle fatte solo in Croazia. Nessuna casa editrice italiana stamperebbe mai il falso 






In tutte le recensioni della statua di Marin Drzic si parla solo di Shakespeare di Ragusa, mai di Shakespeare croato.. per cui ci sa proprio che erano in mala fede i soliti quasi croati di Milano.

















Vi comunichiamo la percentuale di like alla perla di saggezza del sig. Cristiano Pambianchi a 24 ore dalla suo editto














I croati si sono impossessati di tutta la cultura dalmata 

Ruđer Bošković - Ruggero Boscovich

Croati pigliatutto

Meet the Serbs: RUĐER BOŠKOVIĆ

Giacomo Scotti. Lineamenti di un genocidio culturale

La Croazia scippa personaggi storici italiani

Nel seguente articolo è spiegato bene come l'attuale Dubrovnik era una città serba e non croata 

AUSTROUGARSKI POPIS: U Dubrovniku žive Srbi, nema nijednog Hrvata (FOTO)

Molta storia non è più dimostrabile poichè i croati hanno bruciato i libri che la testimoniavano 

Croazia: la distruzione dei libri negli anni '90

Pensate che se Darsa fosse vissuto ai nostri tempi avrebbe fatto una brutta fine esattamente come quel professore che aveva un lieve accento serbo 

La Croazia ha violato i diritti di un insegnante serbo

I croati, gli scrittori, li uccidevano

La condanna a Predrag Matvejević

Magnum Crimen

Persecuzione dei serbi durante la seconda guerra mondiale

Leggiamo dei brani dal libro di Bruno Maran. B

Quando ti aspetti il peggio dai croati e loro ti danno il peggio del peggio

Dopo Ivo Andric e Nikola Tesla, Zagabria vuol rubare anche Djokovic

Chiunque difende gli ustascia croati ha perso la sua dignità

La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Croazia per violazione del diritto alla vita, trattamenti inumani o degradanti e respingimenti collettivi

Non dire "gatto" se non ce l'hai nel sacco

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi

Chiunque difende gli ustascia croati ha perso la sua dignità

Non dimenticate il crimine croato di Oluja

Croazia: la Corte costituzionale condanna le violazioni dei diritti dei rifugiat

Hanno distrutto la Jugo per far rientrare il fascismo

Recuperate 18 vittime serbe a Zara in Croazia

Alla prossima mostra di libri croati ci sarà un volume in più

Quando volevano dividersi la Bosnia

Croazia: la messa per Bleiburg è una macchia sulla reputazione del paese

Troppi nuovi fascisti in Croazia

Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo

E' tutto nas.. pure Maradona

La figlia

I croati rimpiangono la grande Jugoslavia

La vittoria di pirro della Croazia

Serbia 1 - Croazia 0




A Dubrovnik ancora oggi si sento dalmati e c'è una scritta contro Zagabria ad ogni angolo di strada 



Nel seguente testo è chiarissimo come la cultura dalmata era influenzata dalla cultura slava e certo allora non c'erano i nazionalisti guerrafondai che hanno cambiato oggi tutta la lingua croata. ...A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.

Letteratura dalmata italiana




Esattamente questo: malattie psicopatologiche anche ben diagnosticabili nella società croata, in particolare frustrazione e complessi di inferiorità. Non si poteva dirlo meglio! 






Per tutta la sua storia Ragusa costituì un ponte tra Oriente ed Occidente, tra mondo slavo e romanzo.

La città fu fondata da popolazioni latine, di lingua dalmatica, e il latino e l'italiano furono per secoli le lingue utilizzate nella grande maggioranza dei documenti ufficiali della Repubblica.

Grazie a Giovanni Conversini da Ravenna (1343-1408), che si lamentò di non poter parlare con gli abitanti, sappiamo che alla fine del XIV secolo la lingua più comunemente parlata a Ragusa non era il latino, ma assai probabilmente il dalmatico. Le classi più elevate erano comunque bilingui o trilingui, parlando esse il dalmatico, il volgare italiano e la lingua slava locale. Filippo de Diversis riporta che negli anni 1434-1440, quando insegnava la grammatica latina a Ragusa, nei tribunali si parlava ancora in dalmatico, ma gli stessi giudici parlavano con lui in italiano e la lingua slava era già comune. Il dalmatico si estinse a Ragusa verso la fine del Quattrocento. Per il grande umanista raguseo Elio Lampridio Cerva (1460 circa - 1520) il dalmatico era già una lingua dimenticata, un ricordo dell'infanzia. Così tra le lingue usate a Ragusa rimasero un dialetto štokavo con qualche caratteristica čakava[25], il latino e l'italiano nella forma toscana, con parecchie influenze sia del nord come del sud Italia, in modo particolare dal veneziano. In epoca più recente, a Ragusa si sviluppò anche un dialetto particolare, con base slava e parecchie influenze italiane.






Lo stocavo o stocavico[1] (štokavski/штокавски o štokavsko narečje/штокавско наречjе) è il dialetto di prestigio della lingua serbo-croata: rappresenta le fondamenta su cui si basa lo standard della lingua serbo-croata, così come lo è il fiorentino trecentesco nel caso della lingua toscana, nota dal Cinquecento come lingua italiana. È diffuso come dialetto maggioritario e lingua letteraria, ed è quindi alla base delle varie standardizzazioni che costituiscono la lingua ufficiale in CroaziaBosnia ed ErzegovinaSerbia e Montenegro (lingua standard croatalingua standard bosniacalingua standard serba, e lingua standard montenegrina).

Negli anni '90 i croati hanno voluto cambiare la lingua perchè ripudiano il loro passato 



Chiunque abbia fatto un articolo sul giornalino della Caritas di Sesto San Giovanni non puo' ritenersi un inviato di guerra. I tre giornalisti inviati di guerra, Marco Lucchetta, Alessandro Ota e Dario D'Angelo che erano davvero inviati speciali di guerra, sono stati uccisi dai croati a Mostar 

I tre giornalisti arrivarono in Bosnia Erzegovina a Mostar est - parte della città controllata dall'Armija e sotto assedio da più di un anno per mano dell'HVO, esercito croato-bosniaco - sui mezzi del convoglio della Croce Rossa internazionale partito la mattina dalla vicina Medjugorije (sotto controllo dell'HVO), scortati dal contingente spagnolo dei Caschi blu.

Quando volevano dividersi la Bosnia



....Durante la sua permanenza alla Globus ha acquisito una certa notorietà a causa di un articolo d'opinione del 1992 non firmato (che alla fine ha ammesso di aver scritto), intitolato "Le femministe croate stanno violentando la Croazia", ​​in cui ha attaccato cinque scrittrici femministe croate ( Slavenka Drakulić , Vesna Kesić , Jelena Lovrić , Dubravka Ugrešić e Rada Iveković), accusandoli di tradire la Croazia. L'articolo è stato fonte di polemiche significative che alla fine si sono concluse con una causa per diffamazione contro la rivista. 

Dubravka Ugresic a tutt'oggi è ancora minacciata

UGRESIC VS PAMBIANCHI




Franjo Tudman. E' stato riconosciuto post mortem dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia membro chiave di un gruppo criminale che intendeva conquistare con la violenza una parte del paese confinante della Bosnia ed Erzegovina, in particolare eliminandone la popolazione musulmana attraverso la commissione di crimini di guerra e contro l'umanità. Inoltre lo stesso propugnava l'eliminazione di ogni presenza serba nella Krajina così commettendo atti considerati crimini di guerra 

Condannati all’Aja i vertici della "Grande Croazia". E Franjo Tudjman

Franjo Tuđman riconosciuto criminale in tutti i gradi di giudizio





Minacce a Giacomo Scotti

Non c'è libertà di pensiero in Croazia

I fascisti croati minacciano di morte lo scrittore Giacomo Scotti

Il giornalista e scrittore Giacomo Scotti minacciato di morte

Giacomo Scotti, la morte viene dalla Croazia

Minacce a Giacomo Scotti. Passaggio a sud est

Minacce di morte allo storico che denuncia i crimini croati

Dubravka Ugrešić: una Croazia sul modello fascista

Il gusto dei croati per il fascismo

CROAZIA: “Per la patria, pronti!” Chi sono i nuovi ustascia?

Croazia, la zavorra del passato ustascia

Jasenovac: la grave assenza

Quando volevano dividersi la Bosnia

La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi

Mile Novakovic ha vinto la sua causa.. anche se troppo tardi

Omicidi, bombe e dirottamenti aerei: breve storia del terrorismo anti-jugoslavo

Franjo Tudman riconosciuto criminale in ogni grado di giudizio

Hanno cercato di censurare Milena Gabanelli a Vukovar



Drago Hedl, caporedattore del settimanale di Spalato “Feral Tribune” e corrispondente dell`Osservatorio sui Balcani è stato minacciato di morte per i suoi articoli sulle torture e gli assassini di civili serbi a Osijek nel 1991.

MINACCE DI MORTE A DRAGO HEDL




951 processi contro giornalisti, richieste di risarcimento danni per 10,3 milioni di euro. Numeri che testimoniano come il mondo dei media in Croazia sia sotto pressione. Ne abbiamo parlato con Vanja Jurić, avvocatessa specializzata in libertà di espressione




Marta Drpa è una serba nata a Knin, attuale Croazia, prima che i croati compissero la strage di Krajina con 600 civili uccisi nelle loro case. Marta è serba e serba è rimasta. Quindi gli organizzatori di questa mostra riescono a cambiare nome e nazionalità solo ai morti 





Secondo il principio degli organizzatori di questa mostra---  anche il capo dei cetnici Momcilo Diujic è croato. E' nato in Croazia 

Momčilo Đujić . Nato a Tenin in Croazia nel 1907, sin dall'aprile del 1941 si proclamò vojvoda četnico






Per avere chiaro il gioco di appropriarsi di culture altrui si possono leggere i commenti a fondo pagina QUI









Come se non bastasse, Tuđman volle mettere le mani anche su Ruggero Giuseppe Boscovich, raguseo, figlio di padre erzegovese e di madre oriunda bergamasca – Bettera – lo scienziato gesuita vissuto in Italia fin dai tredici anni di età. Scrisse le sue opere soltanto in italiano e in francese, personalmente polemizzò con chi voleva cambiargli nome e cognome, ma ciononostante Tuđman voleva che il monumento dello scienziato a Milano lo indicasse con nome e cognome scritti con la grafia croata: Rudjer Bošković. Il governo italiano quella volta disse di no e la visita ufficiale del “Vrhovnik” in Italia sfumò. Mise piede in Italia soltanto per visitare a Roma la mostra dell’arte rinascimentale croata, quasi esclusivamente dalmata e quasi esclusivamente fatta di opere di scultori e architetti italiani del Rinascimento. Purtroppo ad ospitare quella mostra fu la Città del Vaticano e Tuđman mise piede in Italia soltanto per andare in quel minuscolo anche se potentissimo Stato.

Giacomo Scotti. Croati pigliatutto

Ruđer Josip Bošković - Ruggero Boscovich

Risposte alle questioni poste dal sig. Cristiano Pambianchi. F











Ringraziamo di cuore il "Giornale di Milano" che pubblicizza l'italo serbo Ruđer Bošković – Ruggero Boscovich . La "Società astronomica Ruder Boskovic" gestisce il Planetario di Belgrado 





Che i croati fossero allergici alla cultura lo si era capito anche nella guerra degli anni '90 dove i loro estremisti se la sono presa per giorni con il Ponte di Mostar 







Proteggici o Dio dalla fame, dalla peste e dai croati 










La letteratura italiana in Dalmazia: una storia falsificata

Da: Quaderni Giuliani di Storia –- Anno XXIII (°1 gennaio-giugno 2002) pag.21-35
Di Giacomo Scotti. Saggio apparso anche sul quotidiano fiumano in lingua italiana “La Voce del Popolo” nel 2005
Nel lontano 1926, nella serie delle pubblicazioni dell'Accademia Jugoslava delle Arti e delle Scienze di Zagabria, fu pubblicata l'opera di Gjuro Kobler dal titolo Talijansko pjesnistvo u Dalmaciji 16. vijeka, napose u Kotoru i Dubrovniku e cioè: «Poesia italiana in Dalmazia nel XVI secolo, soprattutto a Cattaro e Ragusa».
Dopo quella data nessuno studioso croato ha mai più parlato di una poesia o di una letteratura italiana in Dalmazia nei secoli passati. Cominciò invece un processo di trasformazione di quella letteratura da italiana in croata, processo che ha portato finora a colossali falsificazioni.

In un articolo del 1969 lo storico della letteratura croata Andre Jutrovic scrisse: «.Gli scrittori della Dalmazia che nel passato scrissero le loro opere in lingua italiana devono essere inseriti nella nostra letteratura e nella nostra storia nazionale». In altre parole: considerati croati. Questo medesimo intellettuale, trattando successivamente di singoli scrittori italiani dalmati dei secoli passati, cioè di dalmati di cultura e lingua italiana, li definì «scrittori croati di lingua italiana». Ed oggi questa é diventata una legge: nei libri di storia della letteratura croata, nei dizionari enciclopedici e nelle enciclopedie (croate), tutti quegli scrittori e poeti italiani portano l'etichetta di croati. Le eccezioni sono rarissime, riguardano unicamente Zara, e solo nel caso che si tratti di scrittori cosiddetti «irredentisti» dell'Ottocento e Novecento.














Quando non si riesce a falsificare il cognome, si falsifica almeno il nome e allora il pittore fiumano dell'Ottocento Giovanni Simonetti diventa Ivan Simonetti; sempre a Fiume l'illustre medico Giorgio Catti diventa Djuro Catti, Giovanni Luppis si trasforma in Ivan Lupis o addirittura Vukic e si potrebbe continuare a lungo. Quasi sempre però si segue la regola della contraffazione totale di nome e cognome, in modo da cancellare ogni traccia di italianità.
Allora capita che il grande filosofo e poeta rinascimentale italiano Francesco Patrizio da Cherso ( 1529-1597) venga via via trasformato dalla storiografia croata in Frane Patricije-Petric nel 1927 (M. Dvomicic) e in Franjo Petric nel 1929 (F. Jelacic); resta Francesco Patrizi per I. Kamalic, nel 1934, ma viene scritto Franje Patricijo da Nikola Zic nello stesso anno; poi, ¨ Franjo Petric-Franciscus Patricius per Ivan Esih nel 1936 e Franjo Petris per S. Juric nel 1956 e Franciskus Patri-cijus per V. Premec nel 1968; per altri ancora il cognome si trasforma in Petric, Petrisic e Petracevic, infine il cosiddetto «padre della filosofia creata» diventato stabilmente Frane Petric dopo che così lo chiamarono V. Filipovic e Zvane Crnja nel 1980. In suo onore vengono tenute le «Giornate di Frane Petric» a Cherso, le giornate di un uomo inesistente.







Immaginate che cosa succederebbe se in tutto il mondo fosse applicata la prassi di appropriarsi del presente e del passato del territorio conquistato o acquistato. I nuovi padroni politici diventerebbero ipso facto anche padroni della storia, dello spirito, della cultura e dell'opera letteraria ed artistica creata nei secoli precedenti dal popolo o dai popoli di quel territorio. Non a caso questo principio é stato esteso dalla Dalmazia all'Istria e alle isole del Quarnero dopo la seconda guerra mondiale. Così per esempio il poeta e musicologo istriano Andrea Antico, nato verso il 1490 a Montona e vissuto a Venezia, é diventato «Andrija Motuvljanin» e Andrija Staric; grazie a lui gli inizi della musica croata sono stati spostati al Cinquecento.





 ....Il ladrocinio
accompagnato quasi sempre dalla slavizzazione e falsificazione dei nomi e cognomi italiani, come abbiamo largamente dimostrato. A questo punto consideriamo una «curiosa» circostanza: la letteratura croata dalle origini e fino al XVI secolo è un susseguirsi di scrittori quasi esclusivamente dalmati da Marko Mamlic-Marulo a Hektorovic-Ettoreo e altri. Viene perciò spontaneo chiedersi: come mai le arti e la letteratura croate non ebbero inizio in regioni dell'interno quali la Slavonia, la Baranja, la Posavina, lo Zagorje e altre, mentre furono fiorenti prima del XVI secolo in Dalmazia dove la letteratura in particolare si espresse nel latino e nell'italiano, e solo rarissimamente in croato? Jutrovic, Horvatic e tanti altri saggisti che ritengono necessario arricchire la letteratura croata con le opere scritte in latino e in italiano da autori dalmati integralmente inseriti nella cultura italiana, compiono un furto alla luce del giorno, è vero, ma vanno compatiti. Lo fanno mossi dall'estremo bisogno.
Giacomo Scotti 



Non un croato a Dubrovnik!


A tal proposito, fu con gran dispetto dei nobili ragusei che si comportò, letterariamente e non solo, il concittadino del Cerva, Marino Darsa (Ragusa1508-Venezia1567), di aristocratica famiglia, ma dalla vita disordinata e difficile. Fu autore di testi teatrali satirici proprio in quella lingua mista di slavo e italiano che si veniva formando per i continui rapporti che Ragusa aveva col contado e che era considerata incolta e barbara dai nobili e dai letterati che in città, tra l‘altro, praticavano, oltre il latino, il toscano più che il veneto. Letterato dissidente dunque il Darsa, satirico verso il mondo da cui proveniva, ma dotato di comunicativa, estroso. Di chiaro successo furono, tra il popolo, i suoi drammi pastorali Tirena, Venera i Adon (Venere e Adone), la sua farsa Novela od Stanca (La beffa di Stanac), e le sue commedie Dundo Maroje (Lo zio Maroje), Skup (L’avaro), Arkulin (Arcolin), Mande (Maddalena), tutti testi assai interessanti per quel che riguarda la lingua, mutevole per caratterizzare i diversi personaggi, mista di gergo, latino maccheronico, toscano perfetto.





Da quando la Serbia ha fatto la legge a difesa del patrimonio culturale serbo, i croati non possono più avere pretese su nulla 




Forte risposta serba alle critiche croate alla legge sul patrimonio culturale serbo.


La Serbia ricorda che due anni fa, anche il drammaturgo di livello mondiale Marin Držić ha ottenuto il suo libro nella biblioteca "Dieci secoli di letteratura serba", aggiungendo che i media serbi hanno accolto con favore l'uscita del libro di Držić con le parole trionfanti "completa Držić finalmente in cirillico ". E pochi anni prima del suo, anche il poeta rinascimentale Ivan Gundulić ha ricevuto un'edizione nella stessa "biblioteca dai colori fortemente nazionali".




Non un croato a Dubrovnik!




Mira Furlan, una delle più note attrici croate e jugoslave, è mancata il 20 gennaio 2021. Il cordoglio si è diffuso a livello internazionale, anche per via della carriera statunitense dell’attrice. Negli ultimi giorni, diverse testate e pagine social nei paesi post-jugoslavi hanno rilanciato una toccante lettera scritta da Mira Furlan nel novembre del 1991 e pubblicata all’epoca dal settimanale Danas. Da Belgrado, si rivolgeva ai suoi concittadini di Zagabria, dopo il licenziamento dal Teatro nazionale croato e gli attacchi pubblici e privati subiti a causa del suo impegno professionale nella capitale serba, dove viveva il marito Goran Gajić. La coppia si trasferì a New York poco tempo dopo la pubblicazione della lettera. La riproponiamo grazie alla traduzione di Marijana Puljić.



FIUME Tempi duri per gli scrittori in Croazia. Dopo la condanna a Predrag Matvejevic, aggressione e minacce alla giornalista e scrittrice fiumana, Vedrana Rudan. È accaduto nella libreria «Empik», nel centro di Varsavia, dove la Rudan stava presentando la traduzione polacca del suo romanzo «L'amore all'ultima vista», pubblicato dalla «Drzewo Babel». Nell'affollata sala ha fatto irruzione, Jozo Knezevic,presentatosi come croato di Bosnia, da 25 anni imprenditore in Polonia. Con in mano uno striscione con espressioni offensive nei riguardi della Rudan, l'uomo, incurante del folto pubblico, tra cui anche numerosi studenti di croatistica, ha cominciato a urlare e a minacciare la signora. Poi l'ha colpita più volte al capo con un giornale, il quotidiano polacco «Gazeta» che riportava una sua lunghissima intervista, accusandola di aver denigrato la Croazia e di aver definito il suo ex presidente, Tudjman, un «fascista». Ha concluso urlando che avrebbe mandato qualcuno a Fiume a ucciderla.












È nato a Saviano, comune dell'entroterra napoletano. Nel 1947, giovane fervente antifascista e comunista, emigrò in Istria, appena ceduta dall'Italia alla Jugoslavia socialista a seguito del Trattato di Parigi fra l'Italia e le potenze alleate, dove dapprima visse a Pola, quindi a Fiume. Nel 1948, ventenne e non ancora maggiorenne, cominciò a occuparsi professionalmente di giornalismo, dedicandosi contemporaneamente anche alla letteratura e alla poesia. Dal 1986 vive e lavora sia in Italia sia in Croazia. Per la sua notevole produzione letteraria ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in Croazia, in Italia e in altri paesi. Nel 2006 il Comune di Monfalcone gli ha conferito la cittadinanza onoraria.
L'opera letteraria di Scotti si colloca sul confine tra l'Italia e l'ex-Jugoslavia, focalizzandosi talvolta sul problema istriano. Come narratore, saggista e poeta, ha pubblicato oltre un centinaio di opere in lingua italiana e in lingua croata, la maggior parte delle quali è stata tradotta in oltre una dozzina di lingue. Nella sua bibliografia si annoverano racconti, romanzi, racconti per bambini, saggi etnografici e storici, e raccolte di prose (anche dedicate a Tito). Ha collaborato con vari altri scrittori croati e italiani, ed è membro del PEN croato, dell'Associazione degli scrittori croati (Društvo hrvatskih književnika) e dell'Associazione degli scrittori italiani. È molto attivo nei movimenti pacifisti europei. Ha collaborato con diverse riviste, italiane e croate: tra queste, va ricordata La Battana, rivista letteraria croata in lingua italiana stampata a Fiume.

Fantastico Giacomo Scotti più affidabile di tanti pennivendoli (Scrittore, giornalista mercenario che, indipendentemente dalle proprie convinzioni, sposa la causa di chi può assicurargli maggiori vantaggi.)




Dopo tante cose negative sulla Croazia una cosa bella la dobbiamo dire:  La Croazia ama la Russia





Una risposta sempre valida
Credo che le moschee siano state ricostruite a Banja Luka come lo sono state anche nella mia città Doboj. Nessuno di noi nega l'esistenza della cultura musulmana in Bosnia, non so dove ha letto questa stupidaggine (probabilmente se l'è inventata come tante altre cose). Loro sono nostri fratelli che si sono convertiti all'Islam a partire dal XV secolo. Non so quale sia il legame tra i serbi e i nazisti visto che il principale alleato della Germania nazista è stata l'Italia fascista e per quanto riguarda il territorio della ex YU i loro collaboratori più fedeli sono stati i croati (gli Ustascia) e la buona parte dei bosgnacchi (la Handzar divizija). Le dico una cosa e poi chiudo - la Bosnia è stata occupata due volte: la prima dall'impero ottomano quando i musulmani slavi collaboravano e i serbi combattevano per la libertà. La seconda volta la Bosnia era occupata dall'impero Austro-Ungarico quando i croati erano i collaboratori e per la libertà di nuovo combattevano i serbi



Chi voleva, e vuole, offenderlo, lo chiama “zingaro” .
Sinisa Mihailovich è un serbo della ex Jugoslavia, aggredita e devastata nel 1999 per non volersi piegare al “Nuovo ordine mondiale” fiorito con la caduta del muro. Nel decennale di questo crimine perpetrato dalle “grandi democrazie occidentali”, l’ Antidiplomatico intervistò Mihailovich: un’intervista che consiglio di andare a rilegge, o a leggere. Nel delirio di menzogne che promossero e legittimarono i bombardamenti nazisti su Belgrado (con la schifosa partecipazione dell’ Italiozza governata da D’ Alema), Mihailovich visse il dramma che derivava da quello che invece fino ad allora era stato un modello di convivenza interetnica, madre croata e padre serbo. In quel periodo Sinisa giocava nella Lazio ed ebbe modo di constatare da vicino le manipolazioni della stampa: sulla prima pagina del maggior quotidiano romano, Il Messaggero, riconobbe il cadavere di un suo amico serbo con un foro di proiettile in fronte, che il quotidiano presentava come vittima dei “cecchini serbi”. Stesso stravolgimento della realtà a proposito del Kossovo, dove oggetto di pulizia etnica furono, e sono, i serbi; la stessa propaganda che commemora la strage di Srebrenica e tace degli antefatti, delle vessazioni, delle discriminazioni, e della cacciata dei serbo bosniaci (250.000) dalle loro case, dal loro territorio. Sinisa venne infamato come fascista per il suo “elogio” di Arkan, intervenuto a difesa dei cittadini serbi espropriati cacciati, ammazzati. Racconta dell’allucinante telefonata di suo zio croato alla sorella (madre di Sinisa), fuggita col marito (padre di Sinisa). “Perché sei fuggita? Quel porco serbo di tuo marito meritava di essere scannato”.
“Io sono comunista più di tanti altri”, precisa. E ricorda la Jugoslavia vissuta da ragazzo; e ovviamente Tito che era riuscito a creare un miracolo di convivenza pacifica tra molte etnie e uno stato sociale che permetteva a tutti una vita dignitosa.
“Cosa ne pensi degli americani”?
“Cosa posso pensare di criminali che hanno bombardato scuole, ospedali, fabbriche del mio Paese?” 









 Il 22 dicembre 1990, il parlamento croato proclamò unilateralmente l’indipendenza e promulgò una nuova Costituzione tutta incentrata sul principio fondamentale, prego di richiami alla celeberrima Dottrina Monroe, della “Croazia ai croati”. Nell’ottobre del 1991 il governo guidato dal presidente Franjo Tuđman decretò l’espulsione di circa 30.000 serbi dalla Slavonia e dalla Krajina, mentre la Guardia Nazionale Croata occupava Vukovar. L’esercito federale cinse d’assedio la città prima di procedere all’attacco, infliggendo pesanti perdite agli assediati che vennero costretti alla resa. Nel frattempo, la Macedonia otteneva l’indipendenza (17 settembre 1991) grazie ad un accordo stipulato tra il primo ministro Kiro Gligorov e il presidente della Federazione Jugoslava Slobodan Milošević, mentre la Slovenia decise di ispirarsi all’esperienza croata per proclamare a sua volta (25 giugno 1991), l’indipendenza da Belgrado sulla medesima base etnica. A differenza di quanto accaduto in Croazia, il piccolo esercito sloveno riuscì a tener brillantemente testa alle milizie federali, provocando pesanti perdite. Le secessioni proclamate unilateralmente da Croazia e Slovenia e il successo ottenuto da quest’ultima nel conflitto contro le truppe inviate dal governo di Belgrado non potevano che alimentare le spinte centrifughe interne alla Jugoslavia, favorendo implicitamente l’estensione a macchia d’olio della guerra civile.

Guerra jugoslava, cronache di una catastrofe preparata a tavolino
di Giacomo Gabellini 4.12.2017

Rolando Dubini 10 aprile 2021






Se avete due soldini e volete saperne di più, consigliamo Un viaggio d'inverno, ovvero giustizia per la Serbia del premio Nobel Peter Handke. Purtroppo è talmente raro che il suo prezzo si aggira sui 300 euro e molti di noi ce l'hanno in cassaforte e ancora non lo vendono perchè il prezzo continua ad aumentare 





Per le persone oneste sarà sempre Jugoslavia. A nessuno piacciono i nazionalisti guerrafondai che hanno distrutto la grande Jugo






Le violenze in Croazia sono documentate da moltissimi rapporti mai smentiti che risalgono a metà 2018, a cominciare da quello di Amnesty International. La Croazia è una “democrazia fragile” (ha problemi interni con la propria polizia, esce da una guerra sanguinosa con numerosi criminali di guerra, impuniti), ha al suo interno un diffuso razzismo, ma ha anche probabilmente ricevuto indicazioni sul “lavoro sporco” da fare e, attraverso delle bande consistenti, lo sta facendo. Il committente di queste violenze è l’Unione Europea; a volte lo stesso governo croato, difendendosi, con una certa sincerità e ingenuità, ha finito per dire la verità quando ha detto: “Noi proteggiamo i confini dell’Europa.”










Anche il tam tam del sig. Pambianchi su Srebrenica ci ha un poco stufato.
La Corte ha stabilito che quello che avvenne fu un genocidio ad opera di singole persone, ma che lo Stato Serbo non può essere ritenuto direttamente responsabile per genocidio e complicità per i fatti accaduti nella guerra civile in Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, fra i quali rientra la strage di Srebrenica.





Ogni giorno i croati pagheranno grazie a un serbo.. poracci.. senza la Serbia sono persi.  Nikola Tesla è sui dinari serbi da una vita 






Lo scomodo jugoslavismo di Dubravka Ugrešić
dà fastidio anche a Diego Zandel e alla lobby europeista di Osservatorio Balcani Caucaso

Il timore però è che l’invito sia rivolto alla dissidente più che alla brava scrittrice che la Ugrešić è, facendole ricoprire un ruolo che ormai dovrebbe scrollarsi di dosso, credo con una profonda riflessione sui passi in avanti compiuti dalla Repubblica di Croazia dai tempi di Tuđman che, perseguitando lei ed altri scrittori critici, mostrava il volto becero di un regime. Magari partendo dalla semplice considerazione che l’attuale Repubblica di Croazia non solo contribuisce economicamente, attraverso il ministero della Cultura, alla traduzione dei suoi libri all’estero, ma anche a qualcuno dei suoi viaggi di lavoro come, ad esempio, l’ultimo nel nostro paese per la presentazione proprio di questo libro a Torino e a Roma.









Tanto è amata all'estero, quanto è odiata in patria. Gli ustascia croati non si smentiscono mai












Il nazionalismo è l’ultimo rifugio delle canaglie, diceva Samuel Johnson, e di canaglie pare siano pieni i Balcani: dai croati che hanno recentemente piazzato una bella placca a Jasenovac, campo di di concentramento ustascia, con sopra scritto “pronti per la patria”, proprio per commemorare i fascisti che uccisero serbi, ebrei e musulmani – come se si mettesse una bella patacca ad Auschwitz con il motto “heil Hitler” – fino ai kosovari che discutono in parlamento a colpi di fumogeni, e inneggiano al loro signore della guerra, Rasmush Haradinaj, con eroici cartelloni che campeggiano sulla miseria di uno stato fallito anche per colpa di una classe politica rapace e corrotta.
Matteo Zola 










... Ti ricordo che la Serbia oggi è il paese europeo con più immigrati profughi specie dalla Croazia e che molte di storie loro parlano di atrocità disumane e cattiverie gratuite commesse dagli ustascia croati, che tra l'altro hanno una lunghissima storia di filonazismo.
Moltissimi sono ovviamente anche processati per crimini di guerra
La mi stessa nonna (croata) ha vissuto un dramma nel suo paesino dove è nata negli anni '40, quando gli ustascia sono entrati hanno ucciso mezzo paese con tecniche disumane e ha visto la sua vicina ammazzata con la gola tagliata con in braccio il bimbo al quale hanno tolto gli occhi con il coltello e tagliato la gola. Finché era viva non smetteva di raccontarlo.
Per non aggiungere le atrocità di Jasenovac ed altri campi di concentramento.
Quindi caro non mi parlare del male, che qui ti caschi veramente male con la Croazia.
Igor
















Evviva! L'abbiamo trovato! ......giuslavorista (foro di Milano). In gioventù, quando è iniziata la guerra avevo 17 anni, giornalista presso Città Nostra Sesto San Giovanni, Caritas Ambrosiana campo profughi di Novo Mesto (Silvio Ziliotto), Parlamento Europeo per i Giovani/George Soros Foundation. ... Premio Pulitzer al più giovane giornalista ! Pure minorenne !




Ruggero Giuseppe Boscovich

Nato in Dalmazia da padre serbo, si formò e operò in Italia, dove fu tra i primi a promuovere la diffusione e la discussione critica del newtonianesimo. Nell’opera in cui espresse in maniera organica il suo pensiero filosofico e scientifico, la Philosophiae naturalis theoria redacta ad unicam legem virium in natura existentium (1758), tentò di ridurre tutte le forze della natura a un’unica legge. Molto noto e attivo anche fuori d’Italia, nonostante l’assenza di un’adeguata formalizzazione, le sue teorie fisiche avrebbero esercitato una certa influenza sulla scienza del 19° secolo.







Salterà fuori prima o poi chi ha detto il falso 








Il sig. Thoresen è un militare che ha fermato una falsa mostra croata in Norvegia

- Nel corso del 2012 e del 2013, forze revisioniste illegittime in Norvegia, guidate da alcuni croati, hanno cercato di realizzare una mostra sui prigionieri internati in Norvegia dai Balcani durante la seconda guerra mondiale. È stato un tentativo di presentare come vittime i reclusi croati e bosniaci, anche se in numero ridotto, e i serbi croati come croati ortodossi. Mi sono reso conto che non era vero e siamo riusciti a fermare quella mostra. Ho ottenuto elenchi di prigionieri dagli archivi nazionali norvegesi e dal servizio statale delle tombe di guerra.







A partire dal 2020 c'è stato un picco di violenza nazionalista e crimini d'odio in Croazia. Un anno prima, un rapporto della Commissione europea avvertiva che "l'incitamento all'odio razzista e intollerante nel discorso pubblico si sta intensificando" nel paese, con i principali obiettivi "serbi, persone LGBT e rom". Il rapporto ha aggiunto che la risposta delle autorità croate a questa preoccupante tendenza è stata debole. I tentativi degli ultimi anni di politici di spicco di cancellare i crimini di guerra della Croazia dalla memoria del pubblico e glorificare i brutali criminali di guerra come eroi nazionali contribuiscono direttamente all'ascesa di idee e narrazioni di estrema destra in Croazia. Questo pericoloso revisionismo storico non si limita agli eventi che hanno avuto luogo durante le relativamente recenti guerre jugoslave. In Croazia, anche elementi di estrema destra stanno tentando di rivedere la storia della Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa, il partito fascista che creò lo Stato Indipendente di Croazia allineato ai nazisti tra il 1941 e il 1945, uccisero centinaia di migliaia di serbi, ebrei e rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli Ustasa hanno anche supervisionato il famigerato campo di concentramento di Jasenovac dove sono state uccise tra le 770.000 e le 990.000 persone.
Il mondo ricorda gli Ustasa come un'organizzazione "terroristica" ultranazionalista, violenta e razzista che rappresenta un'epoca oscura nella storia europea. Nella Croazia moderna, tuttavia, la brutalità delle azioni del regime ustascia è stata a volte minimizzata dai media e dai politici di spicco, e il partito filo-nazista è presentato da molti come un simbolo di forza e orgoglio nazionale.
Il saluto nazista croato, "Pronto per la Patria" (Za Dom Spremni) è ancora apertamente largamente usato in Croazia. Anche la negazione dell'Olocausto, che va di pari passo con la sanificazione dei crimini degli Ustasa contro gli ebrei croati, sembra essere diventata più ammissibile nel paese.
Non solo condonando, ma anche lodando i crimini commessi dalle forze croate contro altri gruppi etnici, le élite all'interno del paese stanno creando un ambiente in cui più persone si sentono a proprio agio nell'esprimere opinioni xenofobe, razziste e odiose. Oggi la Croazia è un crogiolo di iper-nazionalismo. La maggior parte delle élite politiche del paese non solo non sono riuscite a condannare le opinioni di estrema destra, ma hanno anche creato un ambiente in cui gli attivisti di estrema destra si sentono autorizzati a diffondere le loro idee divisive e pericolose.
Per lasciarsi alle spalle la politica dell'odio, si consiglia alla Croazia di rinunciare urgentemente ai criminali di guerra e porre fine all'ascesa della nostalgia fascista. Deve inoltre agire immediatamente per contrastare la normalizzazione e accettazione delle opinioni razziste e xenofobe tra la popolazione.





Guardate come i croati ripagano i milanesi 

"L’ennesima provocazione dei tifosi di calcio, nella fattispecie dei tifosi della Dinamo di Zagabria che lo scorso 14 settembre a Milano, oltre a provocare incidenti e risse, hanno compiuto un gesto deplorevole di apologia dell’ideologia ustascia e nazista, alzando il braccio destro, rievocando così l’epoca di Adolf Hitler, Benito Mussolini e Ante Pavelić. L'Unione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Croazia (SABA RH) ha a più riprese protestato contro tali incidenti provocati dai tifosi che glorificano non solo lo Stato indipendente di Croazia, ma anche tutti i mali accaduti durante il periodo del terrore ustascia. È evidente che i giovani tifosi della Dinamo si comportano in linea con l’attuale clima generale in patria, ossia con la tacita approvazione dei saluti, dei simboli e degli slogan ustascia. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento neutro assunto non solo dai mezzi di informazione, ma anche dai funzionari e dalle autorità competenti croate nei confronti del recente episodio accaduto a Milano.

Chiediamoci: perché Jasenko Mesić, ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, e Stjepan Ribić, console generale della Repubblica di Croazia a Milano, non hanno reagito all’episodio a cui si è assistito a Milano? Cosa ha fatto Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia? Non si sono fatti sentire né il capo del governo croato né il presidente del parlamento croato. Ci sembra superfluo sottolineare che l’incidente in questione, pur essendo accaduto a Milano, è un attacco diretto alla Costituzione della Repubblica di Croazia.

La marcia su Milano dei tifosi della Dinamo di Zagabria

Troppi ustascia in Croazia



Vi abbiamo dato una idea di cosa è la Croazia oggi. Uno stato che si deve vergognare del passato e del presente 


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